La manovra finanziaria in arrivo per lunedì sarà più ampia
del previsto, e più pesante per gli italiani.
Il governo guidato da
Mario Monti appare orientato ad aumentare di almeno due punti (o forse
addirittura tre) le aliquote Irpef sugli ultimi due scaglioni di
reddito, oggi rispettivamente al 41 e al 43%.
Nel menù preparato per il Consiglio dei ministri spuntano
molti altri «piattini»: il ripristino dell’Ici sulla prima casa; una
«super-Ici» sulle seconde e terze case, che nei fatti assomiglia
tantissimo a una patrimoniale; una non meglio precisata tassa sui beni
di lusso, come gli yacht (o forse i posti barca).
La spesa sanitaria verrebbe tagliata di 2,5 miliardi l’anno prossimo e
di 5 miliardi nel 2013, e si parla dell’introduzione di ticket sui
ricoveri in ospedale.
Nel complesso, la combinazione di (tante) tasse e
tagli farebbe superare alla manovra l’asticella dei 20 miliardi di euro,
fino a raggiungere i 25 miliardi. Almeno due terzi di tale cifra
verrebbero dalle imposte. Dagli interventi immediati resterebbe escluso
l’aumento dell’Iva ordinaria dal 21 al 22-23%, che finora appariva molto
probabile. A quanto pare, quest’ultima misura resta «di riserva» per
coprire le eventuali falle della delega fiscale. Anziché spararle tutte
insieme, Monti vuol tenersi qualche cartuccia. Oltre all’Iva, la
rivalutazione delle rendite catastali degli immobili verrebbe affidata a
una legge delega.
Anche l’aumento dell’Irpef potrebbe essere affidato alla delega sulla riforma fiscale.
L’ipotesi è di aumentare le
due aliquote più elevate di almeno due punti, o forse tre, portandole
rispettivamente dal 41 al 43-44% e dal 43 al 45-46%. Una botta non da
poco per i contribuenti (circa un milione e mezzo) che dichiarano
redditi superiori ai 55mila euro l’anno: secondo i calcoli della Cgia di
Mestre, il prelievo complessivo supererebbe gli 1,1 miliardi. Si va da
più 100 euro per i redditi da 60mila euro fino a più 18.900 euro per chi
dichiara più di un milione.
Non è invece previsto un intervento per ridurre il «cuneo fiscale»,
la differenza fra la retribuzione lorda a carico dell’azienda e quanto
prende in effetti il dipendente. Al massimo ci sarà una sforbiciata
all’Irap, nella componente che riguarda il costo del lavoro. In arrivo,
inoltre, un credito d’imposta del 12% sulla ricerca, e la proroga delle
detrazioni del 55% sugli interventi di efficienza energetica.
Su Ici e «super-Ici» il governo sta ancora vagliando le alternative.
Di certo l’imposta ritornerà a colpire la prima casa, ma forse con
un’aliquota più bassa di prima, e con un margine di manovra più ampio da
parte dei Comuni. In attesa delle nuove rendite catastali, si pensa
alla rivalutazione a cifra fissa (il 15%, forse) di quelle attuali.
Quanto alla «super-Ici» sulle seconde, terze, quarte case e così via, il
meccanismo è ancora allo studio: si sa tuttavia che parte delle entrate
dovranno essere girate dai Comuni allo Stato. Nel complesso il
«pacchetto casa» fornirebbe nuove entrate per 6 miliardi.
Sanità ed enti locali saranno ancora una volta colpiti duramente. La
spesa sanitaria verrebbe tagliata di due miliardi e mezzo nel 2012 e di
cinque miliardi nel 2013; possibile l’introduzione di ticket sui
ricoveri ospedalieri, dal gettito non esaltante (120 milioni se il
contributo vale solo per il primo giorno). Regioni, Province e Comuni
dovranno contribuire con un nuovo «obolo» da 4-5 miliardi di euro.
Dalle
pensioni infine il governo spera di
ottenere risparmi per circa 6 miliardi di euro.
In una manovra di tipo assolutamente tradizionale (e recessivo), il capitolo «crescita» appare limitato.
Si ipotizza la libertà per i benzinai di rifornirsi da
qualunque produttore, e di concedere la vendita dei farmaci «fascia C»
(quelli da banco, non rimborsati) anche negli esercizi commerciali e non
più soltanto nelle farmacie.
Si parla di un «piano carceri», con
finanziamento anche totale da parte dei privati alla costruzione di
nuovi penitenziari. L’Ice passerà al ministero dello Sviluppo
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