A
coloro che hanno fischiato Berlusconi nel giorno della sua resa. Che sono poi
coloro che hanno lanciato monetine a Craxi. I quali sono gli stessi che hanno
insultato Mussolini e Claretta appesi a piazzale Loreto, infierendo sui
cadaveri. Gli stessi che hanno linciato a Milano Giuseppe Prina, ministro
delle Finanze del regno d’Italia napoleonico, quando Napoleone cadde, nel 1814,
e non prima. Gli stessi che nel 1647 hanno trascinato per le vie di Napoli il
corpo di Masaniello, Tommaso Aniello, che avevano acclamato re pochi giorni
prima – portando poi la testa al vicerè spagnolo ritornato dopo la breve
rivolta contro le tasse madrilene. Non importano le date, non conta il
passare delle generazioni: questo è l’italiano eterno, sempre presente nei
momenti più bui della storia come la torma delle mosche sulle carogne. Quello
che infuria sugli sconfitti il giorno dopo che gli stranieri li hanno sconfitti.
Quello che scalcia i cadaveri, quando non sono più potenti, punendoli della
paura in cui li hanno fatti vivere finchè erano potenti. Che insulta i
perdenti, e plaude al nuovo padrone straniero.Va bene, a questo italiano
diamo una buona notizia.
Mario Monti, sì, ha studiato a Yale. È stato
commissario europeo per dieci anni, prima al Mercato interno e ai diritti
doganali, ossia alla loro soppressione. È stato cooptato sia al Bilderberg sia
alla Commissione Trilaterale. Nel 2005 si è concesso la posizione di
super-consigliere internazionale di Goldman Sachs. Adesso, nominato senatore
dal comunista preferito dagli americani, ci è stato messo sul collo come capo
del governo. Anche se non avrà i voti in parlamento, resterà al governo per
il prossimo anno e mezzo.
Mario Draghi ha il PhD di economia conseguito al
MIT, Massachusetts Institute of Technology. Da funzionario del Tesoro, è
stato incaricato delle privatizzazioni italiane, che aveva già organizzato
sul panfilo Britannia con le banche inglesi, di nascosto, un anno prima. Da
allora, mission accomplished, ha seduto in molti consigli d’amministrazione di
diverse banche. Dal 2002 fino al 2006 è stato vice-presidente per l’Europa di
Goldman Sachs. Forte di questo conflitto d’interessi, è stato nominato
governatore della Banca Centrale Europea, BCE.
Loukas Papademos, nuovo primo
ministro greco, è anch’egli diplomato al MIT. È stato docente alla Columbia
University di New York, poi è stato consigliere della Federal Reserve di Boston
(una delle 13 banche che costituiscono la FED). Dal 1994 al 2002 è stato
governatore della Banca Centrale greca: poltrona che occupava quando la
Grecia si è qualificata per entrare nell’euro, grazie ai trucchi contabili e
ai falsi consigli dati da Goldman Sachs. È stato vicepresidente della
BCE. Oggi è primo ministro con il voto dei due principali partiti
ellenici. Al timone della crisi europea sono dunque tre americani, formatisi
nelle prestigiose università americane di cui hanno assorbito l’ideologia,
membri della superclasse mondialista, e tutti e tre fortemente legati a
Goldman Sachs.
Perchè è una buona notizia? Perchè Goldman Sachs adesso deve
governare direttamente con i suoi delegati e stipendiati, mettendoci la
faccia ed esponendosi. Di solito, questi signori del mondo preferiscono
governare da dietro le quinte, esponendo dei loro servitorelli politici ai
giochi della demokràtia. Questo triplice colpo di Stato è probabilmente una
mossa obbligata, ed un segno di disperazione.
Come mai? Perchè Goldman
deve assicurarsi che Italia e Grecia non faranno bancarotta e non ripudieranno
il debito. Le banche americane non ci lasceranno fallire, e useranno
qualsiasi mezzo per impedircelo, per un motivo ben preciso. Appena in
USA il sistema bancario s’è rallegrato di essere poco esposto ai titoli sovrani
europei (15 miliardi), s’è accorto che coi CDS (Credit Default Swaps) era un
altro paio di maniche. Le banche USA hanno assicurato quantità importanti del
debito europeo, si dice per almeno 250 miliardi, emettendo e vendendo
quantità industriali di CDS, prodotti derivati che pretendono di
funzionare come assicurazioni contro il rischio default. Naturalmente lo sono
per finta, perchè nè Goldman Sachs nè le altre banche di ventura hanno
accantonato nemmeno una frazione della cifra necessaria a pagare gli
assicurati, nel caso che un Paese sovrano non riesca più a servire il debito. Se
avviene davvero un default, le banche della galassia americana, a cominciare
da Goldman Sachs, imploderanno come supernova e, dando come risultato dei
buchi neri che attrarranno nel loro gorgo ogni realtà economica esistente, se
è basata sul credito.
Gli emettitori di CDS americani sono riusciti per un
pelo a non pagare le presunte polizze assicurative emesse per la Grecia,
anche se questa ha fatto un default parziale, detto ristrutturazione. I
titolari di BOT greci hanno dovuto accettare un taglio di capelli del 50%. Ma
siccome sono banche europee, e la perdita dei creditori è stata definita come
volontaria, hanno deciso di non rifondere il sinistro. Lo ha deciso lo ISDA,
la International Swap and Derivative Association, che è l’organo formato
dagli stessi emettitori di CDS, ovviamente a loro favore. È questo ente
privato bancario ad aver decretato – post factum, retroattivamente questa regola
di cui nessuno sapeva – che quando le banche creditrici accettano
volontariamente un taglio dei loro crediti, i CDS che hanno comprato non
rifondono nulla. Il trucco è riuscito, nel senso che Goldman Sachs e compagni
non hanno dovuto pagare. Però è riuscito anche troppo. Nel senso che tutti
i detentori internazionali di titoli italiani, che s’erano coperti dal rischio
con i CDS americani, hanno avuto la rivelazione che quelle assicurazioni –
per cui hanno pagato fior di milioni – non assicurano niente.
Questo è,
almeno in parte, il vero motivo per cui i mercati hanno cominciato a
liberarsi (svendendoli) dei titoli del debito italiano, o a chiedere un
interesse drammaticamente più alto per comprarlo: il rincaro prevedibile per
un rischio di default che si sa non essere più coperto dai CDS. I mercati del
debito sono stati tutti scossi, ed anche lo spread sul debito francese è
aumentato, e sempre per lo stesso motivo: i detentori credevano di avere una
qualche protezione avendo comprato i CDS, ed hanno scoperto di non
averla.
Diversi analisti inglesi e americani si sono stupiti di questa
improvvisa ventata di diffidenza sull’Italia, un Paese – hanno scritto, per
esempio Evans-Pritchard del Telegraph – «che avrà un attivo primario nel
2013» (elogio postumo e involontario a Tremonti) una ricchezza delle
famiglie superiore a quella della Germania, e un debito privato molto al
disotto della media degli europei. Come mai un Paese con fondamentali così
buoni viene considerato insolvente?.
Fatto sta che la tempesta sull’euro è diventata ciclone. I tassi
d’interese che l’Italia deve offrire sono diventati davvero insostenibili,
avvicinando la bancarotta del terzo debitore mondiale e della terza economia
della UE. Dal punto di vista di Goldman Sachs (e affiliati americani)
bisogna assolutamente impedire che l’Italia faccia fallimento, altrimenti i
banksters americani dovranno onorare l’impegno preso spacciando i loro CDS.
Rifondendo il sinistro, per così dire. Coi mezzi propri, che non sono nemmeno
lontanamente disponibili. Quanto? Nessuno lo sa esattamente, dato che
l’85% del mercato dei derivati avviene over-the-counter (ossia fuori dai
mercati borsistici) su accordi caso per caso fra cliente ed assicuratore, dunque
senza lasciare traccia contabile alla vista dei regolatori (che
dormono). Esistono inoltre una quantità indefinita di CDS nudi (naked)
ossia venduti a chi non possiede i titoli da assicurare: anche questi
non-possessori saranno da rifondere se l’Italia fallisce.
Ad occhio e croce,
si può dire solo questo: che il nostro default vaporizzerebbe istantaneamente
i capitali delle banche d’affari americane, anzi molte volte i loro capitali;
e causerebbe l’implosione totale del sistema bancario sovrannazionale – che è
il vero insolvente in questa faccenda. Non a caso Warren Buffett ha chiamato
i derivati «armi di distruzione di massa». È per questo che Goldman Sachs non
permetterà all’Italia di fallire o ristrutturare il debito: ne va della sua
vita. Per questo ha messo uomini suoi direttamente al timone delle centrali
europee che contano. Un effetto s’è visto subito: appena s’è fatto il nome
di Monti come amministratore delegato d’Italia, i mercati hanno fatto
scendere lo spread sui titoli italiani. In realtà, s’è trattato di un
aiutino dell’amico Mario Draghi, che ha fatto comprare alla BCE infornate di
titoli italiani, per far vedere che i mercati hanno tanta fiducia in
Monti.
La Grecia è ora sotto amministrazione controllata di
Goldman-Papadimos, per lo stesso motivo: una bancarotta involontaria
costringerebbe le banche americane spacciatrici di CDS a pagare. Stiamone
certi: Monti non imporrà solo tasse, finanziarie e patrimoniali e
privatizzazioni. La situazione è così pericolosa per Goldman, che dovrà
cercare anche di far crescere il Paese, perchè senza una crescita del PIL – i
banchieri lo sanno benissimo – il servizio del debito non può
essere sostenuto. Hanno interesse a puntellarci. Lo faranno con tutte le
terapie che conoscono loro...
Da cui la
vera grande buona notizia. La più tragica: Monti – e la dozzina di esperti
europei e del Fondo Monetario che sono venuti a Roma a controllarlo, veri
ministri del suo ministero – non riuscirà a risanarci, nè Draghi nè Papademos
avranno successo. Il default è ineluttabile. Lo dice la semplice matematica.
Esiste una relazione tra la crescita del PIL e gli interessi sul
debito pubblico. E l’Italia non può pagare il 7% di interessi su 1.900
miliardi del suo debito, senza crescere, diciamo, del 3% annuo. È una
crescita quasi da miracolo economico, ossia impossibile: specie nella
recessione che minaccia l’Europa tutta intera, ed è segnalata dal
rallentamento dell’export tedesco. Ma il fattore più pericoloso è ormai il
rischio sistemico.
Il sistema finanziario stesso lo ha coltivato e fatto
crescere, avventandosi in una interconnessione così aggrovigliata, opaca e
concatenata che nessuno capisce più dove e come finisca. Basti ricordare il
fatto che le banche italiane, greche sono piene di BOT nazionali:
tradizionalmente, questo era un fattore di stabilità finanziaria, ed
un contributo importante del risparmio nazionale al finanziamento del debito;
oggi, è diventato una minaccia supplementare, che impone agli Stati già
stra-indebitati di sostenere le loro banche diventate insolventi per il calo
del valore di questi loro attivi. Piccolo esempio: la Slovenia, senza alcuna
colpa, è colpita in pieno dalla crisi dell’Italia, e il suo debito pubblico
non trova compratori se non a prezzi proibitivi. L’Ungheria si aspetta
un peggioramento del rating del suo debito, a cui conseguirà una svalutazione
della moneta nazionale, il che produrrà un aumento del costo del suo
indebitamento. E con ciò, un altro impegno alle banche europee che in
Ungheria hanno prestato troppo. Unicredit e le banche austriache sono nella
prima linea del rischio ungherese, e possono crollare di colpo. Delle banche
francesi, strapiene di titoli dei PIIGS, già sappiamo. Le banche tedesche non
stanno meglio, anzi peggio. E tutte le banche europee operano con una
leva di 26 ad 1 (per ogni euro, ne hanno 26 in prestito) molto più alta delle
banche americane. I delegati di Goldman Sachs Europe sono dunque sempre una
mossa in ritardo (come la UE è di due o tre passi indietro) s’affannano
attorno a Grecia ed Italia, ma ormai è l’Europa nel suo insieme ad essere
nella linea di mira dei mercati.
Un giorno, se avremo un futuro, gli storici
si chiederanno come mai c’è stata l’implosione, quando il rimedio per
scongiurarla era così evidente: vietare semplicemente e puramente le
scommesse sulle fluttuazioni dei prezzi proibendo l’uso dei derivati senza
copertura. Oppure, l’altro rimedio: il condono almeno parziale ma sostanzioso
del debito ormai impagabile (che avrebbe anche il vantaggio di non obbligare
Goldman Sachs ad onorare i suoi CDS, in quanto il condono è
volontario).
Macché, i nostri attuali padroni non vedono, e non vogliono
questi rimedi. Vogliono trarre il loro pedaggio sui popoli in eterno, anche
fino a dissanguarli. Nella ricerca del profitto monetario come fine ultimo,
nella smisurata avidità del prendere senza mai dare, tipico degli usurai, essi
si sono messi nella condizione del rischio sistemico predetta dalla teoria
del caos: il volo di una farfalla a Budapest che provoca un terremoto in
Cina. Avverrà esattamente così, in un battito d’ali loro saranno vaporizzati,
e anche noi, i nostri risparmi, le nostre monete, le nostre vite. Comunque
sopravviveremo come dopo una guerra atomica, non tutti.
Cito qui un
corrispondente che conosce personalmente Mario Monti:
«Come persona è
corretta: non ha la mentalità della casta, non è borioso, è anche sensibile
socialmente (a meno che non abbia cambiato divisa da allora) umanamente può
essere considerato consapevole dell’esistenza di chi privilegiato non è. Ma
tutto lì. Vive come tanti altri ‘tecnici’ nella torre eburnea delle
loro competenze ‘scientifiche’, ammantati da un gergo della inautenticità
sociale spaventoso (...). È un monetarista ‘puro’, il che significa – per i
non adepti – una persona che pensa per astrazioni, per una dottrina economica
teorica i cui paradigmi devono ‘forzare’ la realtà a entrarci dentro. Tutto il
resto è trascurabile: in primis le scelte strategiche di un piccolo Paese
come l’Italia, i cui interessi possono non essere ‘coerenti’ con i nostri
‘amici’ obbligati».
Insomma, Monti è incapace (come Draghi) dell’esercizio
mentale oggi più urgente: la critica del sistema finanziario che sono
chiamati a difendere, per poterlo riformare. Pensare fuori dalle righe
dell’ortodossia monetarista è impossibile a questo tipo umano, è stato
selezionato apposta così. Credono che l’Economia consista nelle equazioni
matematiche (che riempiono i libri di descrizione dei derivati) e ignorano
l’Economia come storia, politica, e carne dell’uomo lavoratore, unico e vero
produttore di ricchezza non rubata e dignità non conferita dai media.